Il Fondatore e il carisma
Felice Prinetti nacque a Voghera il 14 maggio 1842, terzo di una nidiata di sei figli. Le condizioni finanziarie della famiglia era buone.
Felice frequentò la facoltà di matematica nell’Università di Torino e a 18 anni entrò nell’Accademia Militare e proseguì i corsi universitari che coronò con la laurea in Ingegneria.
Questo tipo di studi era congeniale all’arma dell’artiglieria ed egli ne divenne sottotenente e poi capitano, e, nel 1871, direttore del Regio Polverificio di Fossano.
Un giorno a Torino si imbatté con un piccolo corteo religioso. Il capitano Prinetti vi si unì con tutta spontaneità. Fu però visto da un suo collega ufficiale, uno di quelli che irridono la religione. Rientrato in caserma, quel tipo lo investì in malo modo rimproverandogli di aver disonorato la divisa. Il Prinetti reagì con energia tanto che quell’ufficiale s’inviperì trascendendo fino a sfidarlo a duello.
Il giovane capitano si trovò davanti ad una scelta: o accettare la sfida, ed allora avrebbe violato un comandamento del Signore, non uccidere; o non accettare e abbandonare l’esercito. Il Prinetti scelse di seguire la coscienza, di essere fedele al comandamento di Dio, di seguire le direttive della Chiesa e, così, pensò di dimettersi dall’esercito rinunciando alla brillante carriera.
Questa decisione consegue, oltre che la scelta già detta, un’altra scelta compiuta sul piano dei misteriosi rapporti tra Dio e il Prinetti. Questi da tempo sentiva una voce che lo invitava a impegni diversi e più alti di quelli che egli aveva affrontato come uomo militare. Ogni anno il fratello sacerdote Don Giacomo chiedeva a San Giuseppe, nel mese di marzo, una grazia. Quell’anno chiese che il fratello Felice diventasse sacerdote. Ancora.
In quello stesso anno, mentre era Direttore del Regio Polverificio di Fossano, ebbe un incontro casuale col P. Paolo Abbona O.M.V., missionario apostolico. Questi accompagnava un gruppo di paggi imperiali birmani, i quali, per incarico dell’Imperatore di Birmania, dovevano studiare l’organizzazione di vari eserciti europei. Il Padre Abbona, d’accordo con gli esponenti birmani, affascinato dall’intelligenza e dalla capacità dimostrata dal quel giovane, se lo prese da parte e gli fece la proposta di recarsi in Birmania per dirigere il Polverificio di Magdalé. Il Prinetti ascoltò soprappensiero e in seguito rispose con una lettera al P. Abbona che ben volentieri l’avrebbe seguito ma con l’unico intento di servire il Signore Iddio (Lettera del capitano Prinetti al P. Abbona).
Quindi, quanto accadde era tutto predisposto dal Signore. Così il Prinetti, attuò l’ormai matura decisione di sacrificare al servizio di Dio il brillante avvenire che gli prospettava la carriera militare, uscì formalmente dall’esercito il 27 novembre del 1873, il 15 dicembre dello stesso anno entrò fra gli Oblati di Maria Vergine, del Ven. Pio Bruno Lanteri, col desiderio di essere inviato missionario in Birmania. Maturato il periodo della sua formazione fu ordinato Sacerdote il 23 dicembre 1876.
Deceduto Mons. Giovanni Balma OMV, arcivescovo di Cagliari, SS Leone XIII vi inviò il suo carissimo amico Padre Vincenzo Gregorio Berchialla, anch’egli Oblato di Maria Vergine, il quale si scelse come segretario il P. Felice Prinetti, suo discepolo. A Cagliari il P. Prinetti, si vide affidare poco per volta, gli affari più delicati della diocesi. Fu Rettore del Seminario, Direttore dell’Ufficio amministrativo, Direttore del giornale diocesano. A ciò si aggiunga il lavoro delle confessioni e della direzione spirituale di molte persone.
Quando il P. Prinetti ebbe l’incarico di Rettore del seminario, al servizio della cucina e del guardaroba vi trovò le suore cottolenghine. Queste, dopo anni di lodevole servizio e dedizione, furono richiamate in Casa Madre a Torino. Il P. Prinetti dovette pensare a come sostituirle. Dio gli ispirò di rivolgersi ad alcune donne generose, da lui seguite spiritualmente, che accettassero di consacrarsi al servizio del Signore e della Chiesa. La prima pietra di quest’opera l’aveva in mano da qualche anno: era la Signora Eugenia Montixi di Isili, ma residente a Cagliari presso le Figlie della Carità nell’Asilo della Marina. La Montixi, rimasta vedova appena un anno dopo il suo matrimonio, era ormai avviata dal P. Prinetti ad una vita spirituale impegnata. Ella accettò la responsabilità dell’autorità immediata sul primo gruppo di donne, erano in sette, e così, con la piena approvazione del suo arcivescovo, Mons. Berchialla, nacque la prima Congregazione religiosa sarda, col nome di “Figlie di San Giuseppe”. Era il 20 settembre del 1888. Tre mesi dopo, il 20 dicembre, esse incominciarono il loro servizio nel seminario.
Alla fine di agosto-primi di settembre del 1889, insediò una seconda comunità a Genoni.
Con la morte di Mons. Berchialla, avvenuta il 13 ottobre 1892, iniziava per il P. Prinetti un periodo di grandi dolori. Quindi fu richiamato dai suoi Superiori in seno alla sua Congregazione ove gli furono affidati incarichi di responsabilità. Egli seguì le sue suore da lontano con la corrispondenza frequente e ogni tanto, quando poteva, si recava in Sardegna per incontrarle personalmente.
Il P. Prinetti morì a Pisa il 5 maggio del 1916. Uomo di grandi doti e Sacerdote di elette virtù, autorevole direttore di spirito, venerato come un santo dal Card. Maffi di cui era confessore, amico del Servo di Dio Giuseppe Toniolo, il P. Prinetti fu un autentico maestro di vita, vero discepolo ed infaticabile apostolo di Dio.
Il 19 aprile del 2004 gli è stata riconosciuta l’eroicità delle virtù.
Piano, piano il piccolo gruppo di Figlie di San Giuseppe, si moltiplicò e, in seguito, ci fu uno sviluppo di nuove opere. Attualmente le Figlie di San Giuseppe sono presenti non solo in Sardegna, con quaranta comunità, ma anche in Penisola, in Francia (nella Nunziatura apostolica), in Africa, in India, in Argentina e in Brasile.
Riferimento in Genova
Figlie di San Giuseppe di Oristano
Via Giordano Bruno 25
16146 Genova
tel. 010.313617
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